Un piacevole tepore fra le mura domestiche, mentre fuori il gelo fa rizzare la pelle, senza pericolo alcuno di veder le pareti di casa ingrigirsi di aloni e macchie di muffa, nel contrasto fra temperatura interna ed esterna e mantenendo i valori di umidità ideale in casa; o la frescura delle stanze nel torrido solleone: chi non desidererebbe godere tanto confort? Magari risparmiando su consumi energetici, contenendo al massimo gli sprechi e, di conseguenza, riducendo le emissioni nocive nell’ambiente. Tutto ciò è in realtà possibile, ricorrendo al cappotto termico: efficace tecnologia di contenimento della dispersione termica e protezione delle strutture murarie da umido e intemperie; esso è peraltro in linea con alcuni obiettivi di efficientamento energetico comunitari, volti a superare l’obsolescenza energetica di vecchi immobili – tra cui condomini – e promuovere criteri per nuove costruzione.
Il cappotto termico: cos’è, di quali materiali si avvale

Superare il problema della dispersione di calore (e quello delle macchie d’umido in corrispondenza di ponti termici) attraverso idonee e scrupolose opere di rivestimento interno od esterno delle strutture murarie, e, al contempo, isolare acusticamente (in base ai materiali impiegati), è dunque possibile grazie ai cappotti termici. Questi consistono nell’installazionedi pannelli di materiali a bassa conduttività termica. Ognuno di essi vanta caratteristiche peculiari, da valutare in merito a specifiche esigenze termiche e in base alla struttura dell’abitazione da isolare, alla sua età, all’eventuale preesistenza di rivestimenti. Delineando un sintetico prospetto generale, è possibile classificare tre tipi di materiali isolanti, in relazione alla loro origine: organici, minerali e petrolchimici.
- Vegetali/Organici: generalmente in fibra, costituiscono soluzioni particolarmente ecologiche, e presentano un’ampia gamma di prodotti, quali i pannelli in carta di giornale pressata, scarti di legno, fibra di cocco, canapa, sughero (dalla struttura cellulare, idoneo anche per riempimenti di intercapedini tramite insufflaggio); lana di pecora.
- Minerali: argilla espansa, lana di vetro (riciclato), lana di roccia.
- Petrolchimici: quali polistirene, polistirolo espanso o estruso; anche in soluzione schiumosa per riempimento di intercapedini.
Ognuno di questi materiali base offre performances diverse in relazione alla capacità isolante e al contenimento dell’umidità. A partire da essi si possono trovare in commercio prodotti realizzati secondo formule particolari e varianti, che differiscono per spessori dei pannelli, materia collante (tale da poter assicurare buona presa, durata, aderenza a murature differenti), traspirabilità. Per una adeguata installazione, tale da permettere efficacia e lunga durata, oltre che accortezza per finiture e punti difficili della struttura muraria, occorre affidarsi a validi professionisti.
La struttura di un cappotto termico nelle sue componenti

Ma come si articola questa particolare tecnologia nelle diverse parti?
Proviamo a descriverla semplicemente, di seguito: in primo luogo, un apposito collante, affine al materiale costituente il pannello, assicura quest’ultimo alla parete, grazie anche a specifici tasselli. Dopodiché, viene stesa una patina rasante, seguita da una rete, coperta a sua volta da una nuova copertura rasante, e successivamente dal primo intonaco.
Ma vediamo ora quali siano i punti di forza e debolezza dei due tipi di rivestimento, interno ed esterno.
Cappotto interno ed esterno: pregi e difetti
Nella scelta di operare attraverso messe in opera esterne od interne, è bene valutare vantaggi e svantaggi di entrambe:
- cappotto esterno: buone prestazioni termiche (inclusa l’inerzia termica, se pure legata anche al tipo di isolante), senza riduzione dello spazio abitativo; la posa richiede tempi più lunghi e costi maggiori.
- cappotto interno: posa più veloce, costi minori, permette di isolare singole unità abitative, autonomamente. Di converso, uno degli svantaggi più intuibili risiede nella sottrazione di spazio abitativo, considerati gli spessori dei pannelli (generalmente, in relazione al materiale impiegato e alla sua efficacia, da poco più di un centimetro a una dozzina). Inoltre occorrerà tener presente la presenza del rivestimento, in caso di interventi postumi, d’altra natura.
Si ricorda come secondo attuale normativa, l’intervento di tipo esterno deroghi in merito alle distanze di confine, consentendo un’estensione supplementare per un massimo di 25 cm, pur nel rispetto del minimo stabilito da codice civile.
Il tetto, a spiovente o in piano: quale cappotto indossare?

Una delle aree dell’abitazione più esposte alle intemperie è certamente il tetto, sia a spiovente che in piano.
Per cui:
- nel caso si volesse intervenire esteriormente, per entrambi i tipi di tetto, si potrebbe optare per il tetto caldo oppure per il tetto rovescio. Nel primo caso i pannelli – o fogli di rotolo – isolanti si fissano alla muratura, poi ricoperti da una guaina impermeabilizzante – secondo modalità consueta. In tal modo, però, il tetto non gode di ventilazione: pertanto può crearsi condensa fra impermeabile e strati sottostanti; oltre comportare disagio nel caldo estivo. Diversamente, nel tetto rovescio il pannello isolante copre lo strato impermeabilizzante, e si colloca a diretto contatto con pioggia, neve e freddo. Per tal motivo esso deve essere in materiale particolarmente resistente e idoneo a respingere l’acqua. Come già avanzato, assicurerà una appropriata ventilazione sottostante. Un altro elemento da considerare è la copertura ultima, sia in piano che a tegole.
- nel caso di copertura interna, brevemente, le opzioni sono due: rivestire il solaio con l’isolante verso l’interno – a trattenere il calore, ma non a giovarsi della copertura della muratura esterna, per quanto generalmente più costosa – oppure rivestire il sottotetto (lungo la copertura a spiovente) con fissaggio diretto di pannelli o di un controsoffitto isolante.
Normative: sgravi e Superbonus 110%
Al fine di promuovere l’efficientamento energetico, per nuove e vecchie costruzioni, la normativa europea, recepita dall’ordinamento italiano, stabilisce detrazioni fiscali, fra cui il Superbonus 110%, per dotare gli edifici di cappotto termico, ma solo a determinate condizioni (e per spese sostenute dal primo luglio 2020 al 30 giugno 2022). In particolare, nel caso di condomini, il lavoro deve coprire almeno il 25% della superficie disperdente lorda dell’intero stabile (non può quindi interessare una singola unità abitativa dello stesso), deve portare ad un miglioramento energetico di due classi, o alla più alta. Inoltre, aspetto che può parere ovvio, l’edificio deve avere già il proprio impianto di riscaldamento/condizionamento.
Inoltre, la messa in opera deve rispettare rigorosamente le linee guida comunitarie (e il manuale di posa del sistema, pubblicato dal Consorzio Cortexa), far riferimento a ditte dalle competenze certificate, per poter ottenere la certificazione A.P.E. – Attestazione di Prestazione Energetica. In aggiunta, si rende necessario l’impiego di materiali certificati, a soddisfare i criteri ambientali minimi – C.A.M.
Riguardo all’entità della detrazione, sussiste un tetto massimo finanziabile: di 40.000 euro per unità abitativa (in condominio con 2-8 unità abitative), di 30.000 per unità abitativa (in condominio con più di 8 unità abitative), 50.000 euro per abitazioni mono-famigliari (o in condominio, ma con entrata indipendente).
Le detrazioni si spalmano su un periodo di cinque anni per spese sostenute nel 2020 e 2021, mediante dichiarazione dei redditi, con cinque rate di eguale importo. Diversamente, per spese sostenute nel 2022, le rate diventano quattro.
Ad ogni modo, il bonus può essere utilizzato come detrazione imposte oppure ceduto alla ditta responsabile dei lavori, come parte del compenso.
Si consiglia, comunque, di vagliare rigorosamente e nei diversi dettagli le condizioni per la concessione e utilizzo del Superbonus, anche in riferimento ad eventuali aggiornamenti di normativa.
Un super cappotto? Nanotecnologie per un modello di ultima generazione
Relativamente all’esigenza di salvare spazio nell’installazione di rivestimenti, si parla di nano-capotto – o di micro cappotto –, in riferimento a materiali e rasature fornite dalle nanotecnologie, atte a isolare in pochi millimetri.
La questione, però, appare non particolarmente chiara e ben definita, almeno ad oggi. Secondo alcuni, tra cui Cortexa, tali prospettive e materiali sarebbero poco affidabili dal punto di vista dell’efficacia termica, e non contemplate per l’accesso ad agevolazioni fiscali. Ma lasciamo al lettore il vaglio di ulteriori posizioni.
(Riassunto): Come migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione riducendo la dispersione termica, tramite installazione di cappotto termico. Le sue componenti, vantaggi e svantaggi della posa esterna e interna, peculiarità della zona tetto, e possibilità di accesso a sgravi fiscali quali il Superbonus 110%.
FAQ
Sì, il cappotto termico isola l’abitazione al fine di evitare dispersione di calore e neutralizzare i famosi ponti termici, responsabili della muffa. Ma tale efficacia dipende anche dall’accuratezza dei lavori, dai singoli materiali utilizzati, dal tipo di cappotto scelto (esterno, interno, tetto caldo, tetto rovescio).
Certo. Sia per singole unità abitative (in particolar modo il cappotto interno), sia per l’intero stabile (che potrebbe avvantaggiarsi, a certe condizioni, di sgravi fiscali quali il Superbonus 110%).
I principali svantaggi del cappotto esterno riguardano il costo, che comprende anche l’allestimento di impalcature, il tempo di posa, peculiarità della specifica struttura architettonica.
I principali svantaggi del cappotto interno riguardano la sottrazione di spazio abitativo, la presenza di opere che insistono lungo le pareti.
Sì, in merito alla ponderata scelta di lavori di isolamento esterno (tetto caldo / a rovescio) o interno – operato sul solaio oppure lungo lo spiovente.
Innanzitutto ogni materiale ha proprie capacità di conduttività termica, assorbenza – anche fonica –, resistenza e durata, refrattarietà all’acqua, traspirabilità; da ben confrontare in relazione allo specifico intervento. Tali caratteristiche influiscono anche sullo spessore dei pannelli.
Sì, in merito alla soddisfazione di determinati condizioni, attualmente sono concesse detrazioni fiscali quali il Superbonus 110%.
No: si ha diritto a detrazioni nel caso di soddisfazione di alcune condizioni, fra cui il periodo di spese sostenute per i lavori, la superficie condominiale coperta, l’impiego di materiali certificati (per la soddisfazione dei C.A.M.), il rigoroso rispetto delle relative linee guida europee, la competenza certificata della ditta incaricata, l’ascesa di due classi energetiche – o acquisizione della più alta.
Occorre affidarsi a competenti professionisti, con i quali confrontare oculatamente opzioni ed eventuale accesso a detrazioni fiscali.